Per il Governo Conte bis anche il CBD è droga


Tutto ci saremmo aspettati tranne che il colpo più grave alla canapa italiana venisse inferto dal governo Conte-bis e da uno dei ministri in teoria più aperti al cambiamento, ossia dal Ministro Speranza. Il suo ultimo decreto classifica l’uso orale del CBD ottenuto da estratti di Cannabis nella tabella 2B dei medicinali stupefacenti (clicca qui il testo). Dichiarazione sorprendente dal momento che il CBD non ha alcun effetto stupefacente, come ha recentemente concluso una Commissione di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). E non si capisce perché l’ingestione di un estratto a bassa dose di CBD (e col THC sotto lo 0,2%) non possa valere come integratore alimentare, ma solo come farmaco acquistabile solo di volta in volta con ricetta.

Non sappiamo se una simile posizione di retroguardia, a cui non era arrivato neppure il Ministero dell’Interno sotto Salvini (ricordate la circolare di luglio 2018 che di fatto riconosceva lo 0,5% come soglia accettabile tra droga e non droga?), sia frutto di sottomissione agli interessi di qualche multinazionale del farmaco o di semplice distrazione dai problemi ben più gravi del Covid19. Fatto sta che questo decreto mette fuori legge in Italia l’uso del CBD nel settore alimentare, sia che si tratti di preparati Novel Food o di una semplice birra aromatizzata.

L’aspetto più grave di questo decreto è che non solo fa danni a livello nazionale, ma addirittura rischia di farne a livello mondiale, dato il peso della posizione italiana nelle traballanti decisioni europee. Entro fine anno infatti l’Onu dovrà esprimersi sulla proposta dell’OMS di derubricare dalle tabelle delle droghe gli estratti di Cannabis ad alto CBD e con THC al di sotto dello 0,2%. E’ noto che la delegazione europea, di cui l’Italia fa parte, sarà il fondamentale ago della bilancia di questa scelta dell’Onu e l’Italia ha anticipato tutti con una posizione opposta a quella degli esperti dell’OMS (forse Speranza, come Trump, li ritiene un branco di idioti?).

Sulla destinazione d’uso dei preparati a base di CBD, che oggi rappresentano uno dei settori più innovativi e dinamici dell’economia mondiale, ricordiamo che Federcanapa, in pieno accordo con l’Associazione Europea della Canapa Industriale (EIHA), ha sempre sostenuto una posizione articolata. Premesso che qualsiasi estratto di CBD (a basso tenore di THC) va escluso dalle tabelle degli stupefacenti, sosteniamo che la sua destinazione d’uso andrebbe decretata in base alla concentrazione del principio attivo: a basse concentrazioni dovrebbe essere ammesso anche come semplice alimento o aroma, mentre un estratto a concentrazioni intermedie dovrebbe essere classificato come nel Novel Food e solo ad alte concentrazioni il suo impiego può essere ammesso esclusivamente come farmaco.

Federcanapa valuterà nei prossimi giorni le azioni più efficaci da intraprendere con gli operatori economici del settore per ottenere dal Governo garanzie sull’uso non solo farmacologico degli estratti di CBD ma per tutti gli usi consentiti dalla legge sulla canapa industriale.

Scarica il Comunicato di Federcanapa