Audizione delle due commissioni della Camera sulla canapa


Riportiamo un breve report sulle richieste formulate nella recente Audizione delle Commissioni Agricoltura sulla Canapa Industriale.

 

Le politiche in merito alla regolamentazione della canapa e dei suoi derivati vanno valutate a nostro parere anche alla luce di due eventi recenti di portata internazionale: l’Hemp Farming Act Usa di dicembre 2018 che dopo 81 anni di messa al bando riconosce il diritto di produrre e commercializzare la canapa industriale sull’intero territorio federale e le raccomandazioni dell’OMS riguardanti la cannabis e i suoi estratti, anticipate il 01 febbraio 2019 da diversi giornali in cui si riconosce il valore terapeutico della Cannabis sativa L. e dei cannabinoidi sottolineando che ‘Le preparazioni contenenti prevalentemente cannabidiolo e non più dello 0,2 percento di delta-9-tetraidrocannabinolo non sono sotto controllo internazionale”.

In Italia, come è noto, la legge n. 242/2016 ha fornito un’importante cornice normativa alle coltivazioni di canapa industriale, ma ha lasciato irrisolto un tema di rilevanza strategica nel nuovo contesto del mercato mondiale: l’uso delle infiorescenze di canapa industriale.

A differenza del passato, l’infiorescenza rappresenta oggi la parte a più alto valore aggiunto della pianta di canapa, anche escludendo l’unico elemento psicotropo, ossia il THC. Oggi invece l’attenzione mondiale è rivolta su un altro cannabinoide presente principalmente nell’infiorescenza, il cannabidiolo (CBD), per il quale si prevede nel 2020 un mercato di oltre 20 miliardi di USD (stime Brightfield Group), con l’entrata in scena di colossi internazionali come Coca Cola, Altria (Philip Morris), Constellation Brands. La Food&Drug Administration americana ha di recente dato il nullaosta all’immissione in commercio di un farmaco a base di CBD, l’Epidiolex, per la cura dell’epilessia.
Ma il fitocomplesso di canapa è uno scrigno di oltre 500 princìpi attivi – cannabinoidi, terpeni, flavonoidi, carboidrati e così via – di estremo interesse non solo per le proprietà terapeutiche riconosciute dalla comunità scientifica, ma anche per le loro proprietà salutistiche – effetti antiossidanti, antiinfiammatori, lenitivi e così via – che li rendono idonei anche come prodotti nutraceutici e cosmeceutici. Sarebbe un grave errore economico e sociale confinare il diritto d’uso delle infiorescenze al solo settore farmaceutico.

Chiediamo quindi:

  1. che l’Italia riconosca pienamente il diritto di trasformazione e commercializzazione delle infiorescenze di canapa industriale, purché nel rispetto delle norme della legge 242 e nel rispetto di altri 2 criteri fondamentali: 1. Tracciabilità e certificazione della qualità dei prodotti (es. titolo di THC e rispetto delle norme del settore alimentare) secondo quanto indicato dal disciplinare volontario elaborato da Federcanapa, CIA e Confagricoltura; 2. Chiarezza in etichetta delle destinazioni d’uso del prodotto e conseguente rispetto delle discipline di settore: alimentare (quindi rispetto dei limiti di THC), cosmesi, erboristeria, farmaceutica ed eventualmente ‘articolo da fumo’ (in questo caso soggetto a Monopolio). Non è più ammissibile ricorrere a diciture di comodo quali ‘usi tecnici’, ‘articolo da collezione’ o altro, che stanno danneggiando la canapicoltura italiana e l’immagine del settore;
  2. che l’intera pianta di Cannabis sativa L. ad uso industriale, comprese le sue infiorescenze, sia ammessa a pieno titolo nel prossimo Elenco delle piante officinali;
  3. Che il Ministero della Salute riconosca anche alle aziende non farmaceutiche il diritto di estrazione di CBD dalle infiorescenze di canapa, consentendone quindi l’impiego per cosmesi o come integratore, purché le aziende garantiscano la separazione e lo smaltimento legittimo della sostanza psicotropa, ossia del THC;
  4. Che venga emanato finalmente il decreto attuativo previsto dalla citata legge 242 relativo alla concentrazione massima di THC negli alimenti, tenendo conto dell’orientamento ormai dominante a livello europeo (per esempio 10 ppm per l’olio di semi di canapa) e comprendendo anche la liceità d’uso delle infiorescenze entro i limiti di THC riportati nella legge stessa.

Senza questi chiarimenti normativi, la canapicoltura italiana, malgrado le sue straordinarie potenzialità, non sarà in grado di confrontarsi ad armi pari coi prodotti stranieri che già oggi stanno invadendo il mercato.